giovedì 21 dicembre 2017

#AbbandonoWindows Parte terza: l'ottimizzazione

L'ultima volta che scrivevo del mio nuovo corso informatico (casalingo) era fine luglio, poco prima delle vacanze estive; in prossimità di quelle natalizie, è ora di raccontare i progressi fatti.

Il primo risultato è stato capire il problema della qualità del video, in particolare dei font: spulciando nel web, ho trovato notizie che effettivamente ChromeOS non va d'accordo con le risoluzioni non standard; unica soluzione, cambiare il monitor. Detto, fatto, a settembre ho preso un nuovo monitor TV e ci ho guadagnato anche nel poter vedere i canali in FullHD e anche il picture in picture (cioè posso vedere la tv in un riquadro sopra il desktop, ma anche viceversa).

Altro problema era quello che, contrariamente a quanto avevo trovato dichiarato, non riuscivo a fare il boot da USB di un altro sistema operativo. Una giorno mi ci sono messo d'impegno ed infatti in un quarto d'ora il problema era risolto: bastava fare l'aggiornamento del firmware, limitatamente alla sezione (tecnicamente: payload) relativo appunto all'emulazione di un normale BIOS. Fatte un paio di prove con un paio di drive USB, ho fatto un ulteriore passo avanti: provare a mettere una distribuzione Linux "normale" a fianco di ChromeOS. Scoperto che è stata sviluppata una distribuzione ottimizzata per i Chromebook/Chromebox (chiamata GalliumOS e derivata da Ubuntu) ho deciso di provarla, ma nel farlo ho commesso un'errore strategico: utilizzare la scheda SD su cui risiede la distribuzione Debian in chroot (vedere articolo precedente). Ovviamente ho fatto il backup, prima... e l'ho anche testato, ma dimenticandomi  un parametro fondamentale (lo scoprirò poi). Nel giro di mezza giornata, GalliumOS era funzionante, con installati i software fondamentali, in comunicazione con GoogleDrive, in grado di stampare (cosa che con Debian ancora non riuscivo a fare) e addirittura con i giusti driver per la scheda video, per cui ero in grado di vedere un filmato in FullHD in modo assolutamente fluido: insomma, un'ulteriore vittoria!


Tanta la foga nell'usare e configurare GalliumOS, che devo aver fatto qualcosa senza la necessaria attenzione, per cui il giorno dopo non partiva più. Senza farla troppo lunga: ho ripristinato la chroot di Debian, scoprendo che non avendo usato il maledetto parametro avevo i file con la proprietà all'utente sbagliato, risultato nemmeno Debian partiva (smanettando un po' ci sono poi riuscito). Memore però della buona impressione ricevuta da GalliumOS, ho riutilizzato crouton per installare una seconda chroot, questa volta con Ubuntu, che dopo una veloce personalizzazione è diventata il mio ambiente di lavoro primario, mentre ChromeOS lo uso quasi esclusivamente per la navigazione web.


Problemi rimasti? Beh, un paio si: lo scanner della stampante multifunzione non viene riconosciuto, e LibreOffice non va ancora molto d'accordo con i documenti che provengono da Office. Poi sicuramente riproverò GalliumOS, questa volta con la dovuta attenzione.

Le considerazioni finali sono queste. Rispetto a qualche anno fa, le distribuzioni Linux hanno raggiunto una certa maturità che permettono di essere configurate, in termini di applicazioni, praticamente come, ed in modo molto più veloce, rispetto a Windows, con però la notevolissima eccezione di una suite simile a Office, dalla quale purtroppo è difficile prescindere. L'utilizzo giornaliero è ormai prossimo ad essere alla portata di tutti, mentre la fase di installazione e risoluzione dei problemi richiedono comunque un grado di cultura informatica superiore a quella comunemente posseduta (peraltro, lo stesso vale per Windows, nonostante ci vogliano nascondere ciò dietro le preinstallazioni... peccato che prima o poi Windows vada installato ex novo!). Ma quello che secondo me rimane il grande ostacolo è il cambio di paradigma che si ha passando da Windows a Linux: rispetto al primo, usare il secondo significa avere le idee chiare su ciò che si vuol fare e come, in modo da indirizzare opportunamente le proprie scelte in fase di configurazione, data la miriade di diverse opzioni disponibili. Un esempio concreto riguarda proprio la prima scelta da operare, cioè quale distribuzione usare: ne esistono a centinaia, ognuna con le sue specificità, e "migliore" o "peggiore" non è un parametro oggettivo, ma soggettivo, proprio in base alle proprie esigenze. Purtroppo le proprie esigenze è un concetto oscuro per molti utenti...

sabato 2 dicembre 2017

L'elisir di lunga vita

Di mio nonno materno, che non ho mai conosciuto, conosco principalmente due passioni: la lirica e la tecnologia. Sulla prima poco da dire; ma sulla seconda, consideriamo che siamo negli anni '50 e '60, è il periodo del boom economico e si affacciano i primi apparecchi casalinghi. Per molti, sono il televisore e il frigorifero; per mio nonno, tra gli altri, l'antesignano del registratore a nastro: il magnetofono Geloso.


Lo utilizzava, tra le altre cose, per registrarsi cantare le arie d'opera, con apprezzabili risultati, per essere un dilettante. Ovviamente quei nastri sono un ricordo per i figli, e di conseguenza hanno un valore inestimabile.
Problema: i nastri del Geloso vengono riprodotti solo dal Geloso. Poi negli anni '80 sono arrivati nelle nostre case i registratori a cassetta: che altro non erano che la "miniaturizzazione" del Geloso. Conseguenza: le vacanze di Natale degli anni '80 io me le ricordo passate a fare vari tentativi di passare le registrazioni canore di nonno alle cassette. Non ricordo quante ne abbiamo fatte, forse un paio; non era per niente facile, i vari cavi coi jack ed altri tipi di connettore erano di là da venire. Non so dove sono le cassette, ricordo di averle ascoltate un paio di volte ma molti anni fa. Sarebbe naturale passarle in digitale, pur con tutti i limiti di qualità che sono facilmente immaginabili; ma sempre meglio che niente. Allora sì che avremmo risolto definitivamente il problema.

Definitivamente? Ne siamo proprio sicuri?
Già, perché sarà anche vero che avremmo i nostri file, "eterni" dal punto di vista del contenuto informativo, ma il supporto? I dischi ottici (CD, DVD, BR) eterni non sono per niente: quelli masterizzati durano una decina d'anni, mica secoli (quelli stampati durano sicuramente di più, se non vengono graffiati...). I dischi meccanici sono quelli più soggetti a guasti, appunto, meccanici, ed essendo comunque magnetici possono subire danni anche da campi elettrici troppo intensi. I dischi a stato solido (e i drive USB, il principio è lo stesso) hanno un limite non così alto sui cicli di scrittura. I nastri magnetici, peraltro usati solo in ambito professionale, possono danneggiarsi e smagnetizzarsi. Di fatto, non esiste un supporto che garantisca durata lunga a sufficienza per quei dati che non possiamo permetterci di perdere. Non so cosa ci riserva il futura, dal punto di vista di nuove tecnologie; per quel che mi ricordo dai miei lontani studi di chimica e fisica, i materiali più duraturi sono costosissimi (oro e diamanti, per fare gli esempi più noti).


Sembra un problema senza via d'uscita, ma in realtà ripensiamo al problema iniziale: l'unico modo sensato per allungare la vita ai nostri ricordi è semplicemente quello di travasarli da un supporto ad un altro, in continuazione, fino a che ne avremo voglia. Nel caso dei dati digitali, copiarli. Da un supporto ad un altro, potenzialmente all'infinito. Purché si abbia l'accortezza di avere sempre più di una copia a disposizione, e fare le nuove copie prima che accada qualche guaio alle vecchie.

E comunque, i lettori più attenti noteranno che il principio cardine di questo approccio è lo stesso che risolve un altro tipo di problema: i backup...