lunedì 31 luglio 2017

Per chiudere Il Cerchio...

Qualche giorno fa un amico (il solito, ma ho saputo non più unico, assiduo lettore di questo blog) mi ha chiesto se avevo visto il film "The circle", dicendomi: è un film per te. Non sapendo nulla del film, gli ho chiesto quale fosse l'argomento, e lui, senza spoilerarmi rivelarmi nulla, mi ha detto quel tanto da incuriosirmi, concludendo: "è inquietante".

Bene, adesso l'ho visto anch'io. Ora, cercando ovviamente nei limiti del possibile di non spoilerare rivelare nulla a mia volta, non posso fare a meno di commentarlo. Comunque, chi volesse avere notizie supplementari riguardo al film, può trovarle qui.

Il contesto è quello di una grande azienda di servizi informatici per il grande pubblico, riconducibile, neanche velatamente, ad un'azienda reale (basta vedere il logo...) ma con contaminazioni anche delle altre grandi della Silicon Valley e affini; e dell'uso pervasivo che viene fatto dei social network, della condivisione dei dati e della privacy. Ebbene, il ritratto che ne viene fuori l'ho trovato un pelo esagerato; ma appunto, solo un pelo. In pratica, buona parte di quello che viene raccontato attraverso le vicende personali della protagonista sono riconducibili, mutatis mutandis, a situazioni reali, che toccano quotidianamente tutti noi. Ma la cosa più interessante del film è il modo in cui queste situazioni inquietanti vengono presentate come se fossero invece miglioramenti della nostra vita; ed il fatto che la maggior parte delle persone, crede, ed accetta, che sia così. La protagonista, manco a dirlo (è pur sempre un film) riesce ad uscire da questa logica, e con un magistrale colpo di scena finale ribalta tutta la situazione.
Non è certo un film memorabile, ma nell'ottica dell'educazione al mondo digitale lo ritengo un ottimo modo di presentare ai giovani, ed anche ai meno giovani, ciò che succede dietro le quinte dello sfavillante mondo iperconnesso, in una maniera certamente meno noiosa che non leggere i pipponi del sottoscritto.

martedì 25 luglio 2017

La partizione smarrita (breve storia quasi felice)

Lo scorso sabato ero alle prese con le ultime attività prima della conclusione dell'operazione #AbbandonoWindows; in particolare, sul disco principale, quello da estrarre e mettere in un box USB, avevo deciso di eliminare una partizione che conteneva dati ormai inutili (vecchie immagini di Windows, e comunque salvate sul disco esterno) per allargarne un'altra in sofferenza di spazio. Il problema è che dopo l'operazione le partizioni eliminate erano 2: l'altra era, guardacaso, quella con tutti i miei dati. E sono assolutamente certo di non aver selezionato per sbaglio anche l'altra partizione, anche perché non era permesso.
Non mi sono fatto prendere dal panico, anche perché io non predico bene per razzolare male: i backup, li faccio! Per cui mi sono potuto lasciare andare ad una semplice inc*******a epocale (se una certa sede di Seattle non è crollata sotto i miei accidenti, vuole dire che è costruita proprio bene... 😁).

In realtà, mi sono subito posto l'obiettivo di recuperare la partizione, poiché i dati ed il filesystem non erano stati toccati: bastava ripristinare la tabella delle partizioni. Per far ciò, in prima istanza mi sono affidato ad un programma per Windows, in Trial ma che prometteva funzionalità completa: vero per la scansione, ma per il ripristino pretendeva l'acquisto della licenza (modalità legittima, ma estremamente fastidiosa...); e comunque avrei potuto solo copiare i file da un'altra parte. Allora mi sono affidato a linux: è bastato il primo risultato della ricerca per trovare lo strumento adatto (TestDisk) e scoprire che era disponibile in SystemRescueCD, che avevo già pronto sul drive USB per le emergenze. Detto, fatto: avviato, lanciato, fatta la scansione veloce, ma i parametri trovati non mi convincevano; con la scansione completa, anche se durata 3 ore, trovo i parametri giusti, et voilà, la partizione è tornata magicamente al suo posto con tutti i dati dentro.

Le morali della storia sono:
  • Serve Linux per far funzionare o sistemare Windows;
  • In ogni caso, serve lo strumento giusto, specializzato, e non un megarisolutore galattico di tutti i guai informatici;
  • Recuperare situazioni apparentemente disperate qualche volta è possibile, e neanche troppo difficile, a condizione che sia abbiano le giuste competenze ed informazioni.
Voglio tornare su quest'ultimo punto per rimarcare che sono riuscito a riconoscere i parametri giusti da ripristinare solo perché avevo ben chiara quella che doveva essere la situazione corretta: se non fosse stato così, avrei avuto altissime probabilità di sbagliare, e fare un disastro (avrei perso l'intero disco). Se invece che al mio disco fosse successo a qualcun altro, avrei potuto certamente indicare lo strumento da utilizzare, ma non avrei mai, se non in casi semplicissimi, riconoscere la situazione corretta da ripristinare, semplicemente perché questa è giocoforza conoscenza esclusiva del proprietario del disco. Ma ahimé, sono certo che nel 99% dei casi il proprietario del disco non avrebbe nemmeno saputo di che stavo parlando, e si sarebbe aspettato da me il miracolo. Purtroppo non è così che funziona.

mercoledì 19 luglio 2017

#AbbandonoWindows Parte seconda - ChromeOs domato

Tranquilli, avvertivo nell'aria la trepidante attesa di sapere come finiva la storia... sguardi interrogativi... domande accennate... piccoli accenni gettati lì... 😁 ma ahimè, il tempo da dedicare al mio progetto è stato molto meno del previsto, da cui il colpevole ritardo. Comunque sia, eccomi qua.

Per facilitare il racconto, riporto quanto scritto nel post precedente, quello introduttivo, come obiettivi che mi ripromettevo:
  • Browser internet e un paio di social (e questo blog, ovviamente...)
  • Qualche basilare documento 
  • Ascoltare musica, guardare video
  • Gestire foto e filmati della fotocamera
  • Usare un contenitore crittografato per memorizzare i miei dati "sensibili"
Per il primo, come d'altra parte già accennato nell'aggiornamento del suddetto post, è bastata l'accensione: la prima, che includeva aggiornamenti e setup (connessione wifi e account Google), è durata 6 (sei) minuti. E ho detto tutto.

Per gli obiettivi successivi, mi serviva l'accesso ai miei dati, ovviamente ancora dentro al PC Windows; per non precipitare, ho scelto provvisoriamente di accedere via rete (in futuro, ormai vicinissimo, il disco del PC finirà in un box USB). Orrore: ChromeOs non gestisce le condivisioni SMB??? Nessun problema: accesso al Chrome Web Store, rapida ricerca, installazione; totale, un minuto circa. Vado sul PC per attivare la condivisione, poi torno sul ChromeBox e configuro il "server" remoto: fatto, vedo tutto. E provo per prima cosa di vedere le mie foto: eccole, appena un po' lento il caricamento ma siamo via rete, quindi per ora va bene così. E i video? Un visualizzatore c'è ma hai visto mai... e così scopro che esiste VLC come estensione di Chrome! Altro minutino e siamo a posto. L'unico guaio è l'audio: abituato a una scheda (anche se d'epoca) e casse SoundBlaster, quello che vien fuori da mio monitor (via HDMI) fa schifo, ma almeno si sente.

Quindi per la visualizzazione tutto ok; ma per me "gestire" significa poter fare modifiche basilari, come taglio e rotazione, sia di immagini che di video; e qui casca l'asino: trovare roba del genere come estensione di Chrome, non è aria... ed inoltre il client per il mio password manager scopro essere in sola lettura! Passo in Developer Mode, come previsto delle app Android ancora nessuna traccia, per cui se voglio farci veramente qualcosa, serve un Linux "vero".

Prima opzione: boot da USB. 3 settimane di tentativi, e ancora non ne sono venuto a capo, nonostante tutti i forum e le guide dicano che è possibile. Primo cartellino giallo!
Seconda opzione: la scopro cercando di capire cosa fare, e in un forum trovo un riferimento a un progetto chiamato Crouton: qui purtroppo devo uscire dal semplice-adatto-a-quasi-tutti ed entrare nel tecnico-smanettone-che-più-non-si-può. Si tratta in pratica di installare una distribuzione linux (tra quelle supportate, che sono solo Ubuntu e Debian) con la tecnica del chroot. Un primo tentativo fatto con Ubuntu mi fa capire una serie di cose, grazie a questo il secondo con Debian va alla grande: in una mattinata ho un desktop Gnome che gira in una finestra di ChromeOS! Ora mi sento libero: e comincio ad installare (basta prendere mano con apt...). Tempo un'altra ora, ho installato VeraCrypt, Avidemux, XnView e KeyPassXC, cioè le versioni Linux dei software che uso di più su Windows. Ho vinto.

Ultimamente poi mi si è rotto il tablet, ma non ne sento troppo la mancanza perché a velocità il box non lo batte nessuno: si accende in 1 (uno) secondo, poi basta il tempo di mettere la password e appare Chrome già pronto all'uso. E posso anche usarlo a letto, visto che ho mouse e tastiera wireless (è la vista il problema...). Con il vecchio PC il confronto prestazionale è semplicemente impietoso.

Ok, ma senza smentire quanto appena espresso, non è tutt'oro quello che luccica: oltre al già citato problema del boot USB, il box fa a cazzotti col mio monitor (cioè, la qualità dei font è bassa, e non ho ancora capito perché), le opzioni sono molto scarse, le app e le estensioni danno solo funzionalità basilari. Per ovviare è servito un approccio decisamente molto più tecnico rispetto a quanto sperassi e volessi. Ma il progetto non è ancora concluso, in autunno ci riproverò (sempre sperando nel supporto alle app Android... Google continua a dire che arriverà). E poi devo ancora provare i documenti, ma dentro Gnome c'è LibreOffice, non prevedo problemi. Alla prossima!