domenica 30 ottobre 2016

Eliminare la pubblicità nella posta

Chi usa la posta elettronica sa che si deve convivere con la posta indesiderata (SPAM). Questa si divide in due grandi categorie: la pubblicità e i messaggi pericolosi (contenenti tentativi di truffe o virus). Mi concentrerò sulla prima.

Chiariamoci: la pubblicità è legittima, tuttavia spesso non sappiamo nemmeno come faccia ad arrivare nella nostra casella di posta. Il motivo principale è che abbiamo dato il nostro consenso alla ricezione di questo tipo di messaggi. Se l'abbiamo fatto consapevolmente, nessun problema; ma questo non succede quasi mai, perché quando aderiamo o ci iscriviamo a qualche servizio, non leggiamo mai i termini e le politiche sulla privacy (argomento, questo, che meriterà un post dedicato). In ogni caso, ad un certo punto possiamo anche cambiare idea, soprattutto se i messaggi diventano troppo numerosi.

Ebbene, ho recentemente scoperto che annullare l'iscrizione è facile e, soprattutto, funziona! Pensate che la mia cartella di SPAM (che è configurata per mantenere i messaggi degli ultimi 30 giorni) è passata da una media intorno ai quasi 200, a solo una ventina! Attenzione,  a questo punto quelli che rimangono sono i messaggi pericolosi, quindi occhio a non aprire allegati o link.

Tutti i messaggi legittimi (per legge, immagino) hanno in fondo una informativa in piccolo che suona più o meno così:
per non ricevere ulteriori comunicazioni clicca qui
comprendente o seguito da un link (oppure un indirizzo di email a cui mandare un messaggio con uno specifico soggetto); basta cliccarlo, normalmente si apre una pagina web con un pulsante per la conferma dell'operazione, che ovviamente va premuto, ricevendo un messaggio di successo.
Se avete dei dubbi (ed è bene che li abbiate!) se un messaggio è legittimo o pericoloso, considerate questo: l'annullamento dell'iscrizione è scritto in piccolo e nel modo meno evidente possibile, perché è qualcosa che i gestori del servizio non vogliono che voi facciate; mentre i messaggi pericolosi hanno link o allegati ben in vista, perché devono invogliarvi ad aprirli. Come ulteriore precauzione, cercate di verificare se il link sembra o meno legittimo (portandoci sopra il mouse, si legge l'URL: se vedete nomi o codici non comprensibili, lasciate perdere). Comunque, su quest'ultimo aspetto, farò appositamente un post.

mercoledì 26 ottobre 2016

Quanto è fragile il mondo digitale?

Il 21 ottobre 2016 passerà alla storia come il giorno del grande attacco hacker: per alcune ore, alcuni tra i siti più visitati al giorno sono stati irraggiungibili un po' in tutto mondo. I giornali, dai più specializzati a quelli generalisti, si sono affrettati a raccontare cosa e successo, avventurandosi persino in spiegazioni tecniche. Personalmente quello che mi ha colpito è che, una volta ripristinato l'accesso a twitter, nella mia timeline i riferimenti o i commenti relativi all'accaduto erano zero.
Ciò si può interpretare in due maniere opposte. La prima, che potremmo definire ottimista, è del tipo: "Bravi, non ne avete fatto una tragedia." La seconda, che definiremmo pessimista, suona un po' così: "Ma nessuno si è reso conto di cosa abbiamo rischiato veramente???". Inutile dire che mi soffermerò sulla seconda...

Non mi soffermerò sugli aspetti tecnici che sono la causa dell'attacco, tranne uno: è necessario mettere in chiaro che tutti i siti o servizi "oscurati" non hanno mai smesso di essere regolarmente in funzione; semplicemente, non erano raggiungibili perché un servizio fondamentale (i DNS: traducono i nomi "simbolici" dei servizi in indirizzi numerici, che sono poi quelli che servono veramente) è andato in difficoltà a causa di un numero abnorme di richieste. In questa sede non mi occuperò di come è possibile ovviare a questo specifico problema, perché è una questione inutile: risolto questo, rimarranno una miriade di altri problemi irrisolti che minano il normale funzionamento di internet. Infatti, i meccanismi che regolano le comunicazioni sulle reti risalgono anche a 50 anni fa, quando nessuno sano di mente avrebbe potuto prevedere che un giorno il mondo intero sarebbe stato connesso a una rete e soprattutto che su questa connessione avrebbe basato buona parte della sua vita, e all'epoca nessuno ha dedicato tutta l'attenzione necessaria a rendere affidabile il sistema. Perciò il vero problema non è quando (nota: non ho usato "se") internet, per qualche problema non funzionerà; ma come ognuno di noi si comporterà quando sarà in quella situazione.

Cerco di farvi il quadro. In quella situazione (e, ribadisco, questo può succedere per migliaia di motivi diversi, e prima o poi sicuramente succederà), non sarete in grado di:
  • avvertire casa o chiunque vogliate
  • trovare un taxi o scoprire dov'è la fermata del bus
  • pagare una bolletta (ovviamente in scadenza)
  • leggere un giornale (per capire cosa sta succedendo)
  • prenotare un viaggio al minimo del costo
  • comprare urgentemente qualcosa in un negozio online
  • leggere le mail
  • scrivere un documento
  • guardare l'ultimo episodio della serie tv preferita
  • ...
La lista è infinita. Non vi basta? Aggiungo questo: niente stipendio il 27 del mese. E ammesso che abbiate ancora soldi sul conto corrente, non potreste ritirarli. Già, perché ormai anche i soldi viaggiano su internet.

Senza arrivare a questi catastrofismi, cercate di immaginarvi di fare tutto ciò che fate normalmente in una giornata, ma senza internet. Magari penserete: "cosa vuoi che sia, l'abbiamo fatto fino a pochi anni fà..."; vero, ma allora, anche inconsapevolmente, eravate organizzati. Se lo siete ancora, bravi, continuate così. Se invece non lo siete, beh, allora sarebbe il caso di farlo. E questo blog è proprio per voi: per aiutarvi a non affogare nel mare virtuale di internet (e delle nuove tecnologie).